NATURA MORTA IN UN FOSSO

per adulti

Siamo in una piccola città di una non precisata provincia del nord Italia. All’alba di una domenica viene ritrovato in un fosso il corpo nudo e senza vita di una ragazza. Sei diversi personaggi si susseguono sulla scena, ricostruendo la storia pezzo per pezzo, fino alla scoperta dell’assassino.
La storia portata in scena non si riferisce a nessun caso di cronaca reale, ma potrebbe essere accaduta o accadere nel nostro presente.
Una storia coinvolgente, scritta con sapienza, che cattura l’attenzione dello spettatore sin dall’inizio, presentando diversi personaggi le cui vite s’intrecciano tra loro fino alla risoluzione del caso.
E forse la vittima non è una sola.


 

Età consigliata per adulti
Durata indicativa 90’

Necessario spazio totalmente oscurabile. Per ulteriori informazioni tecniche consultare la scheda sotto riportata.

 
DEBUTTO

1 febbraio 2024 – Teatro San Giorgio, Bergamo

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con Stefano Mecca
regia Marco Raineri
testo Fausto Paravidino

NOTE DI REGIA

La proposta di occuparmi della regia di questo spettacolo è arrivata un giorno da Stefano: Più di vent’anni fa ho assistito a questo spettacolo. Lo voglio preparare e ho pensato a te per la regia.
Il testo mi ha subito colpito per l’attualità dei temi trattati, per la scrittura potente ed efficace e per la prova d’attore alla quale Stefano sarebbe andato incontro.
Non restava altro che trovare il focus centrale attorno al quale impostare il mio punto di vista.
Un forte impulso era già nel testo. Questi personaggi altro non sono che i “tipi fissi” che ruotano attorno a qualsiasi caso di cronaca. C’è la polizia, la famiglia, la rete di amicizie, i conoscenti della vittima e le persone che intrecciano la strada della vittima per puro caso. Persone che appartengono a diverse categorie della stessa società, singoli elementi che compongono un unico corpo.
L’attore diventa quindi il rappresentante di un’intera società e in ogni scena incarna un personaggio diverso ben classificabile nella stratificazione sociale.
Nella messa in scena ho voluto sottolineare questa netta separazione tra i vari personaggi facendoli agire in spazi ben definiti nello spazio scenico.
Nella finzione, come nella realtà, i confini non sono mai linee nette, ma zone indefinite che sfumano una nell’altra fino a mescolarsi completamente.

Ecco quindi che con il procedere della narrazione i fatti di ogni singolo iniziano a collegarsi, portando i personaggi a invadere tutte le zone interessate.
I personaggi agiscono come se anch’essi fossero finiti dentro il fosso insieme alla vittima, lo calpestano, lo smuovono, lo scompongono.
In questo continuo movimento, i personaggi coinvolti rompono il proprio confine, non c’è più distinzione tra il fosso e i personaggi, tra i personaggi e l’attore e tra l’attore e il pubblico.

La mia regia si è poi concentrata sulle domande che sorgono dal testo e strettamente legate alla storia che viene raccontata: cosa succede quando viene ritrovato un corpo senza vita in un fosso?
Chi finisce metaforicamente nel fosso insieme alla vittima?
Le persone coinvolte, anche se sconosciute tra loro, in che modo sono collegate?
Che ruolo gioca il caso?
Quando viene trovato un corpo senza vita abbandonato sul bordo di una strada isolata, le cause e le responsabilità sono diverse, ramificate, e iniziano molto tempo prima: forse non rimane un fatto che colpisce soltanto i diretti interessati, ma una società intera.
Perché è la società che ha generato i personaggi che compongono la società stessa.

Marco Raineri