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Come spiccare il volo? Come trovare il proprio equilibrio tra l’ebbrezza della vertigine e la necessità di avere una base sicura a cui tornare?
Due spazi, due modi per spiegare le ali, due punti di vista.
Un gioco tra partenze e la ricerca di orizzonti da esplorare.
Lo stupore di scoprire le proprie traiettorie di volo e il bagaglio di esperienze arricchito dall’incontro con l’altro.
DEBUTTO
Domenica 24 novembre 2024 – Teatro San Giorgio, Bergamo
Target: 1+
Durata: 40 minuti circa
con Giusy Marchesi e Cristina Zanetti
regia Chiara Carrara e Sara Piovanotto
luci Marco Raineri
oggetti di scena Angelo Andreoli
costumi Florica Giuglan
partitura vocale Antonello Cassinotti
supervisione al canto Miriam Gotti
LO SPETTACOLO
La scena si presenta con due spazi semicircolari delimitati e distanziati tra loro. Il pubblico è a contatto con un punto di vista insolito.
I due personaggi si scoprono mentre esplorano e attraversano la scena.
Il gioco diventa un “dialogo” verso sé, verso l’ambiente, per arrivare alla relazione con l’Altro che apre all’apprendimento di nuove possibilità di crescita. È un incontro di altezze, un intreccio di piacere e paura, la mancanza di fiato e pura adrenalina.
Il volo si presenta come metafora di una dinamica che porta a lasciare le proprie certezze per esplorare l’ignoto e sviluppare così la propria capacità di adattamento. Questo processo, dal punto di vista della relazione tra il bambino e la sua “base sicura”, corrisponde alla possibilità di staccarsi, di andare oltre, di prendere il volo senza rompere il legame che lo unisce all’Altro.
NOTE DI REGIA a cura di Chiara Carrara e Sara Piovanotto
Nella costruzione della drammaturgia ci siamo poste la sfida di voler tenere compresenti due registri differenti: quello dello spettatore bambino e quello dello spettatore adulto.
In scena dialogano il punto di vista del bambino, la sua capacità di giocare e il desiderio di sperimentare la scoperta dell’ignoto; e il punto di vista dell’adulto che, senza perdere la sua identità, osserva, partecipa e stimola alla crescita e alla relazione.
In questo dialogo il piccolo spettatore viene coinvolto in un processo di identificazione con le attrici in scena e le loro vicende; nel contempo però anche il grande spettatore viene sollecitato a una riflessione riguardo alla sua posizione nel ruolo di caregiver.
Nella nostra pluriennale esperienza di lavoro con le coppie adulto/bambino osserviamo sempre più spesso che l’istintiva necessità del piccolo all’esplorazione, non sempre è accompagnata da un altrettanto naturale tendenza dell’adulto di porsi come una “base sicura” che garantisca sicurezza, fiducia e libertà.
Riteniamo che il ruolo del caregiver sia complesso, sfugga da regole fisse, in continuo cambiamento e che vada scoperto nel vivere insieme quotidiano.
Il rischio è la tendenza a oscillare tra gli estremi dell’iperprotezione e della trascuratezza, che sappiamo essere entrambe pericolose per la costruzione dello stile di attaccamento del bambino e di conseguenza del suo benessere psicofisico.
Pertanto, adottando come prospettiva la teoria di Bowlby secondo la quale uno stile di attaccamento si definisce sicuro “quando un bambino sente che la sua figura di riferimento è sensibile ai suoi bisogni e sa dargli protezione e senso di sicurezza“, nella nostra messa in scena adottare il punto di vista del bambino vuol dire anche creare le condizioni per cui il “giovane esploratore” percepisce che il contesto attorno a lui è affidabile, sicuro e “le sue prove di volo” sono accettate, permesse e garantite.
Abbiamo scelto il Volo come una metafora per indicare il processo di crescita che porta un individuo, sia esso bambino o adulto, a lasciare lo stato acquisito per intraprendere una nuova fase evolutiva di cambiamento (“spiccare il volo”, “prendere il volo”).
E…
…“Una volta aver provato l’ebrezza del volo,
quando sarai di nuovo coi piedi per terra,
continuerai a guardare il cielo.”
(Leonardo Da Vinci)
materiale
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